Gian Battista Pedersoli (1630–1689)

Testo tratto da “Briciole di Storia Patria” di don Lugi Rivetti

Tra le arti belle un posto onorifico tiene la musica, e Chiari nostra ebbe fra i cultori di essa di tali che vi tennero un posto ragguardevole.
Di un Francesco Maffoni di Chiari, che nel secolo XVI levò gran fama di sé nel suonare l’organo e che si acquistò onori, titoli e ricchezze alle corti di Germania e che morì in Augusta, parla il Rota appoggiandosi al Gambara: ma oltre questa breve notizia null’altro ci è dato sapere di lui.
Più copiose notizie invece ci fu fatto di raccogliere intorno ad altro nostro valente organista, Gian Battista Pedersoli.
Nacque egli in Chiari da ser Girolamo, e fu battezzato dallo zio, il prevosto Don Pietro Pedersoli, il 17 gennaio 1630. Giovanissimo, mostrando una forte inclinazione alla musica, fu mandato a Brescia alla scuola del celebre Francesco Turini, dove in breve fece tali progressi, che a soli 18 anni dal Consiglio Comunale, nella tornata del 18 ottobre 1648, veniva nominato organista della nostra chiesa dandogli la preferenza sul sacerdote Don Carlo Vignadotti che avea pure concorso.
Il Cozzando, che scriveva mentre il Pedersoli era ancora vivente, così parla di lui:
«Dalla sua scuola (di Francesco Turini) sono usciti uomini grandi in quella professione (suonatori d’organo) e vivono pur hoggidì due celebri e valorosi organisti, Gio. Battista Pedersoli di Chiari e Gio. Battista Quaglia di Salò».
Quantunque giovanissimo, non contando ancora i 22anni, la fama del suo valore si sparse fuori di Chiari e dal Capitolo della cattedrale di Bergamo vennero a lui pressanti inviti perché assumesse l’onorifico incarico di organista di quella cattedrale: ed egli, lusingato dall’onore e dai vantaggi che gli erano profferti, senza dir nulla, abbandonava il posto di Chiari mentre non era scaduto il termine di sua locazione e portavasi a Bergamo.
Questo fatto, se fu onorifico per Chiari, recò dispiacere al nostro Consiglio comunale, che si trovò nella necessità di dovergli dare un sostituto nella persona del Rev. Don Carlo Vignadotti che era stato messo in disparte nell’ultimo concorso.
Diamo il testo della deliberazione consigliare dalla quale trasparisce, benché velato, il dispetto provato dal Consiglio per la dipartita repentina del Pederzoli:
«In quo concilio (4 giugno 1651) expositum fuit quemadmodum Joannes Baptista Pedersolus alias organista ecclesiae parrocchialis Sanctorum Faustini et Jovitae hujus oppidi, nullis dictis se contulit Bergomum, ubi conductus fuit pro organo Ecclesiae cathedralis dictae civitatis non obstante pendentia conductae ejus personae factae ab hoc honorando Consilio, et per hoc consequens necesse esse procedere ad electionem alterius organistae magis idonei quam est possibile: et subinde exposita fuit virtus et promptitudo adm(modum) Rev(erendi) D(omini) CaroliVignadotti pro tali ministerio: tandem proposita fuit pars eum conducendi per annos octo».
[Ndr: In quella seduta consiliare fu spiegato come Giovanni Battista Pedersoli, già organista della chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita di questa città, senza preavviso si fosse recato a Bergamo, dove fu assunto come organista della chiesa cattedrale di tale città, nonostante non fosse scaduto il contratto con lui stipulato da questo onorevole consiglio; di conseguenza si rendeva necessario procedere alla scelta di un altro organista, il più idoneo possibile. Subito dopo fu descritta l’abilità e l’attitudine per tale incarico del molto Rev. don Carlo Vignadotti; infine fu presa la deliberazione di assumerlo per otto anni.]
Nella cattedrale di Bergamo il Pederzoli fu organista per circa 11 anni, sino alla fine del 1662, passando poi nella stessa qualità al servizio della Basilica di Santa Maria, come ne risulta dalla seguente deliberazione del 1 settembre 1661 colla quale il magnifico consiglio della Misericordia Maggiore amministratrice della Basilica: «considerato il bisogno in che si trova la chiesa di Santa Maria di un altro organista, et essendo nota la virtù et sufficientia di Don Giovanni Battista Pederzolo, si manda partech’egli sia eletto a questo servitio con il salario di scudi novanta all’anno da cominciarsi il giorno del suo ingresso, finita che sarà la condotta che ancora dura con i Canonici della cattedrale di questa città, dovendo egli osservare interamente tutti gli ordini gli saranno dati dalli sign. Deputati alla chiesa; quale ballotata è stata presa con tutti li voti», ed entrava in servizio nel gennaio 1663.
L’anno seguente, essendo vacante il posto di maestro di cappella, lasciato, per licenza presa, dal Padre maestro Felice Antonio Arconati, proposti a sostituirlo provvisoriamente il nostro Pedersoli e Ottavio Mazza, venne, nella tornata del 12 gennaio, eletto il Pedersoli con voti 9 favorevoli e 3 contrari.
In quest’ufficio di maestro di cappella provvisorio il Pedersoli rimase solo un anno, come apparisce chiaramente da una deliberazione del 3 febbraio 1665 nella quale si legge:«Letta la supplica presentata per parte di Don Battista Pedersoli con la quale dimanda grata licentia da questo servitio et qualche recognitione per le spese da lui fatte et servito (sic) come Maestro di Cappella, si manda parte che li sia datto la ricercata licenza et anco se gli diano lire duecento per recognitione».

Perché il Pedersoli abbia lasciato questo officio e dove sia andato poi non ci risulta.
Sappiamo che nel 1673 egli si trovava a Vienna in qualità di organista di Sua Maestà Cesarea (Leopoldo Imperatore d’Austria e d’Ungheria) come ci apprende una nota d’un manoscritto della famiglia Bigoni di Chiari intitolato Repertorium e nella quale è scritto che «Gio. Battista Pedersolo, organista di Sua Maestà Cesarea nel 1673 aveva lite col Prevosto di Chiari, Giugno, e con Baldassare
Bigoni».
E sulla sua permanenza a Vienna fino al 1686 abbiamo l’attestazione dell’Eitner, che ci dà anche l’elenco delle composizioni musicali possedute dalla Biblioteca di Corte di Vienna, coll’indicazione dell’anno in cui furono eseguite, e che parlando di lui lo dice vissuto nella seconda metà del secolo XVII in Vienna, maestro di cappella dell’imperatrice Eleonora (terza moglie di Leopoldo I).
Crediamo qui opportuno trascrivere l’elenco sopracitato:
1679 Vienna festeggiante. Per il ritorno della Sacra Cesarea Real Maestà dell’imperatore (Leopoldo I). Produce… opus… quod Serenata… Ms. 16901. Partitura.
1680 Ragguaglio della fama. Servizio di camera. Ms. 16886 Partitura.
1681 Il giudice di Villa. Intermezzo per «Amor non vuol inganno» di Scarlatti. Ms. 18904. Partitura.
1682 Il monte Chimera. Trattenimento musicale: testo di Minati. Ms. 16011. Partitura.
1683 Oratorio di Sant’Elena. Ms. 16020. Partitura.
1683 La sete di Cristo in Croce. Oratorio: testo Minati. Ms. 16021. Partitura.
1684 Introductione d’una festa e ballo di cingare fatte dalla Maestà della Regina di Polonia: testo di Minati. Ms. 17912. Per canto e pianoforte.
1685 Didone costante. Composizione per musica. Ms. Partitura.
1685 Le ricchezze della madre dei Gracchi, rinvenuto in Vienna, la musica perduta. Libretto-Vienna.
1685 Musica Pittura e Poesia. Trattenimento musicale: testo di Minati. Ms. 18919. Doct.
1685 Scherzo musicale in modo di scenica rappresentazione: testo Minati. Ms. 16856. Partitura.
1685 Accademie sei cantate per l’anno 1685, overo Problemi diversi (in forma di piccole cantate). Poesie di Nic. Minati. Ms. 16609. Partitura.
1685 La bevanda di fiele. Oratorio: testo Minati. Ms 18900. Partitura.
1686 Musica per una festa di carnovale: testo Minati. Ms. 16908. Partitura.
L’ossequio della bizzaria. Introdutione per un balletto. Ms. Partitura.
L’anima in transito. Oratorium in due parti. Ms. 17669. Partitura.

Gian Battista Pedersoli
Frontespizio de “La sete di Cristo in Croce” (1683), Oratorio di G. B. Pedersoli

Alle sopraricordate composizioni l’Eitner ne aggiunge altre quattro assegnando loro la data 1705-1720: ma se questa è veramente la data della loro composizione non possono essere attribuite al nostro Pedersoli già in allora defunto.
Dobbiamo alla cortesia del Rev. Don Giuseppe Rostagno direttore del Periodico Santa Cecilia di Torino, l’elenco soprariportato delle composizioni del nostro Pedersoli, e glie ne rendiamo qui vivissime grazie.
Nel 1687 egli doveva aver lasciato il servizio presso la Corte di Vienna, poiché una deliberazione consigliare del Comune di Chiari così si esprimeva a suo riguardo:
«Essendo vachante l’organo di questa parrocchiale per la morte del Molto Reverendo signor Vignadotti et ritrovandosi senza impiego il signor Gio-Batta Pedersolo soggetto di non ordinaria virtù et qualità in ispetie di organista ed compositore di musica qual si ritrova in Viena, che serviva la Maestà della imperatrice Leonora, et considerato che se tal soggetto come oriondo di questa terra inclinasse a repatriare sarebbe grande honore di questa patria havere soggetto di virtù et prerogative tanto insigne, come che potrebbe apportar gran benefitio et utile insignando et ammaestrando gioventù in simili virtù, perciò è sta proposta parte che per nome di questo pubblico sii invitato ad applicarsi a questo Organo con espretione che questo pubblico farà tutto il possibile per riconoscere la di lui virtù volendosi aplicare a questo organo: qual parte balotata è sta presa a tutte balle.»

Frattanto, provvisoriamente, eleggevasi per un anno ad organista della nostra chiesa il Reverendo Don Agostino Goffi. Ma l’anno trascorse senza la risposta di accettazione o meno da parte del Pedersoli, e il nostro Consiglio che ci teneva assai alla sua nomina, eleggeva ancora provvisoriamente per un solo anno il Reverendo Don Clemente Martinengo «con conditione che venendo a rimpatriare il signor Gio Batta Pedersolo sia e s’intenda finita la condotta».
Inutile riserva. Il nostro Pedersoli erasi in questo tempo allogato in qualità di professore di musica e di maestro di coro delle «Donne dell’Ospitale degli Incurabili diVenezia», dove vennea morte, a soli 59 anni, il 20 ottobre dell’anno seguente come rilevasi dalla iscrizione sepolcrale scolpita sulla lapide del
Pavimento della chiesa di quell’ospedale, riferita dal Cicogna e così concepita:

D.O.M.
IO. BAPTISTA PETRICCIOLVS BRIXIENSIS
IN AVLA CAESAREA ARTIS MVSICAE
CLARVS
HVIVS HOSPICII VIRGINVM PRAECEPTOR
CLARISSIMVS
OBIIT ANNO AETATIS SVAE 59 INCARNAT. 1689
DIE 20 OCTOBRIS

Dieci anni dopo la sua morte la vedova di lui a mezzo del signor Pancrazio Cavalli faceva offrire al Comune di Chiari le opere musicali lasciate dal marito e che erano in suo possesso.
Il Consiglio, premesso l’esame di esse composizioni fatto per incarico del Comune dal Reverendo Don Giovanni Barcella e dietro relazione di questi che non si poteva far prezzo «al pagamento di tali virtù, ma trattandosi di ricognitione essere in arbitrio della Spett.Comunità dare dalli 30 alli 20 filippi» indata 17 luglio 1699 deliberava di «conservar  dette carte d’un suo originario virtuoso con la contribuzione in recognitione della cortese oblatione fatta di filippi 20,cum hoc che ne sia fatto del signor Maestro di cappella l.inventario».
Ottima deliberazione, della quale però oggi non resta che la…deliberazione! Dove mai sarà finita quella musica? Dove tante altre carte del nostro Archivio Comunale che dell’antico serba ben poco, e che fortunatamente oggi si trova depositato presso la Biblioteca Morcelliana ove almeno è rispettato dai topi, e speriamo anche dagli uomini, che molte volte spiegano contro le carte vecchie una fobìa ben più funesta che non sia quella della mus domestica!